Queste le novità ed i cambiamenti:Card di 500 euro per l’aggiornamento
dei prof, bonus (200 milioni l’anno) per valorizzare gli
insegnanti, limite di 36 mesi per i contratti di supplenza,
detrazione (per un massimo di 400 euro all’anno per studente)
delle rette per la frequenza delle scuole paritarie di ogni
ordine e grado, assunzioni a tempo indeterminato dei precari a
partire dal 1 settembre. Al terzo giorno di votazioni, il ddl di
riforma della scuola Giannini-Renzi, con una raffica di sì, è
quasi arrivato in zona traguardo alla Camera. Manca una manciata
di articoli e sono stati approvati anche gli articoli 10, quello
sulle assunzioni,che lunedì era stato accantonato, e 11 sul
periodo di prova di un anno per i neoassunti. “Con piano
straordinario oltre 100 mila assunzioni per realizzare autonomia
e potenziare offerta, ok art.10 #labuonascuola”. Così il
ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, su Twitter dopo
l’approvazione alla Camera. Approvati anche il rafforzamento
dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica e lo stanziamento di
40 milioni per il 2015 per il controllo dei controsoffitti
La maggioranza non ha mollato e ha tirato dritto, con buona
pace di chi anche oggi ha protestato davanti a Montecitorio e
non solo. Il Governo ha però ceduto sul “cinque per mille”,
capitolo che pur in maniera meno eclatante rispetto alla vexata
quaestio del “preside-sceriffo”, ha sollevato in queste
settimane non poche polemiche e la preoccupazione del Forum del
terzo settore per l’estensione della platea dei beneficiari.
L’articolo 17 che trattava la materia è stato stralciato dal ddl
come avevano chiesto le opposizioni; una decisione frutto della
mediazione portata avanti dall’area della minoranza Pd che fa
capo a Cesare Damiano. Questione espunta dunque e rinviata –
come ha spiegato in Aula il ministro Giannini – a un successivo
provvedimento che affronti temi di natura fiscale. Una scelta
che non fuga i timori del M5S. ” A quanto pare – spiega Giuseppe
Brescia – la decisione non sarebbe stata presa per il merito
della questione bensì per mera mancanza di copertura
alternativa. Vigileremo affinché questa misura estremamente
pericolosa per l’uguaglianza degli istituti scolastici non sia
riproposta né al Senato né in nessun altro provvedimento”.
Sostanzialmente, a parte qualche piccolo ritocco qua e là, il
testo, a ora, resta quello uscito dalla commissione Cultura e
già si intravede la fine: domani, esaurito l’esame dei 27
articoli del provvedimento, il ddl sarà licenziato. La partita
proseguirà al Senato, ed è lì che i sindacati si aspettano
quelle “aperture” promesse dall’Esecutivo. Domani i segretari
generali di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals si
riuniranno per valutare la situazione e decidere i prossimi
passi. Intanto, il ministro Giannini li ha convocati per lunedì
al Miur. In questo momento storico – ha spiegato il ministro nel
corso del programma Dimartedì – “il sindacato ha l’opportunità
di dimostrare di essere una forza innovativa e non
conservatrice”.
“Nonostante gli interventi di Commissione e Aula sono ancora
necessari cambiamenti profondi al testo in discussione alla
Camera: restano i nodi critici contro cui il mondo della scuola
è sceso in piazza lo scorso 5 maggio” fa notare il segretario
confederale della Cgil, Gianna Fracassi, che, comunque, ritiene
“un’ottima notizia” lo stralcio del 5 per mille dal disegno di
legge. Del resto, come ha sottolineato in serata il premier
Renzi “la risoluzione” della riforma della Scuola “non è
semplice, è una discussione vera”. E ha pure aggiunto: “non
posso pretendere di imporre la mia volontà, questa non è la
legge elettorale”.